OSSS - Terza S è ora di smetterla

Perchè l'operatore socio sanitario con formazione complementare in assistenza sanitaria non vedrà mai la luce.

Sono ormai migliaia le colleghe e colleghi oss ad aver conseguito la ormai famosa terza s ovvero la qualifica di Operatore socio sanitario con formazione complementare che per i pochi che ancora non lo sapessero, consiste in un ulteriore corso teorico pratico di almeno 400 ore che va a formare ulteriormente gli oss su specifiche mansioni di tipo prettamente sanitario.

Correva l'anno 2003 quando l'osss fu concepito con un apposito accordo Stato-Regioni e a 17 anni di distanza, l'osss non è inserito in nessun contratto nazionale. L'impiego di questa nuova figura è rimasta limitata a brevi e circoscritte fasi sperimentali dovute per la maggior parte a singoli (e rarissimi) progetti aziendali soprattutto in Toscana e Friuli.

 OSSS e Terza S rimangono sempre molto pubblicizzate

Tanti modi di chiamare una figura che non esiste: Nel corso degli anni si sono moltiplicati gli acronimi usati per definire quella che ormai è divenuta la figura professionale più mitologica che reale della storia dell'assistenza. 

  • OSSS starebbe per operatore socio sanitario specializzato
  • OSSC semplicemente operatore socio sanitario complementare
  • OSSFC quella che suona meglio, operatore socio sanitario con formazione complementare in assistenza sanitaria

A chi serve il Corso OSS complementare

A chi e a cosa serve oggi fare un corso osss per la terza s. Fin troppo facile affermare che i molti corsi osss per il conseguimento della terza s servono più alle agenzie di formazione che agli studenti oss che vi si iscrivono.

C'è da riconoscere quantomeno che laddove i corsi osss sono organizzati da strutture pubbliche (vedi toscana - Empoli ) hanno almeno l'utilità di ampliare il bagaglio culturale dell'operatore socio sanitario che quindi si ritrova ad avere un qualcosa in più che potrà spendere in sede concorsuale.  

Perché la terza s non serve e l'osss non lo vuole nessuno? Semplicemente perché il legislatore ha creato di fatto una figura inutile e priva di ogni motivo d'essere. L'operatore socio sanitario con formazione complementare in assistenza sanitaria andrebbe ad eseguire mansioni sanitarie sotto stretta vigilanza del personale sanitario preposto, infermiere in primis.

In soldoni se un infermiere deve avvalersi della collaborazione dell'osss per praticare una iniezione intramuscolare che lui stesso è tenuto a preparare, appare del tutto evidente che fa prima ad effettuarla autonomamente come avviene attualmente.

Le responsabilità tra osss e infermiere Continuando a ragionare avvalendoci dell'esempio usato in precedenza, il processo di somministrazione prevede dei passaggi ben precisi che devono essere tutti rispettati poiché se uno solo viene omesso ci si espone a gravi rischi di errore. E qui nasce il problema della corresponsabilità tra infermiere e osss. Il primo pianifica l'assistenza infermieristica e dunque anche la terapia, il secondo eseguirebbe ciò che l'infermiere pianifica e prepara. 

Ancora una volta è evidente l'assurdità della concezione che vorrebbe un professionista sanitario obbligato a fidarsi di un collaboratore che rimane non responsabile di ciò che somministra e dall'altra parte l'osss che si ritroverebbe a somministrare una terapia preparata prima e della quale, suo malgrado, probabilmente conosce poco o nulla. 

Ma se dopo tanti anni l'osss non l'abbiamo fatto, un motivo ci sarà o no? Sono le parole del Ministero della Sanità proferite per mezzo del Dott. Saverio Proia che avevamo invitato al Congresso OSS del 22 febbraio 2011 tenutosi presso l'ospedale Niguarda di Milano, in occasione del decennale dell'operatore socio sanitario.

Per chi non fosse stato presente all'evento, postiamo il 

dove a nostro avviso è stata detta una volta per tutte la parola fine sull'osss. Interessante anche la posizione assunta dall'IPASVI a voce del Dott. Muttillo del Collegio IPASVI di Milano - Lodi